Il percorso formativo di Introduzione al Rischio è per chi vuole avvicinarsi al mondo del Rischio e comprenderne i fondamenti. In questa lezione introduttiva tratteremo la storia del rischio a partire dall’antichità fino ad arrivare ai giorni nostri.
Evoluzione del concetto di rischio
Il concetto di rischio come elemento funzionale dell’azienda è relativamente moderno ma il concetto in sé è da sempre presente nelle società. In questa lezione introduttiva analizzeremo l’evoluzione del concetto di rischio seguendo la suddivisione convenzionale della storia dell’umanità, cioè nelle quattro età storiche:
- Storia antica: dall’invenzione della scrittura (3500 a.C.) alla caduta dell’Impero Romano d’Occidente (476 d.C.).
- Storia medievale: dalla caduta dell’Impero Romano d’Occidente (476 d.C.) alla scoperta dell’America (1492).
- Storia moderna: dalla scoperta dell’America (1492) alla Rivoluzione francese (1789).
- Storia contemporanea: dalla Rivoluzione francese (1789) al presente.
Età antica
I primi riferimenti all’analisi di eventi incerti risalgono al 4000 AC. Infatti, nell’area tra il Tigri e l’Eufrate erano presenti dei sacerdoti sumeri a cui il popolo si rivolgeva per ottenere indicazioni circa l’opportunità di iniziative dall’esito incerto. La comprensione del rischio nella storia antica era spesso legata alla divinazione e alla religione, come l’oroscopo e la lettura delle viscere degli animali sacrificati usati per prevedere il futuro e mitigare i rischi.
Tuttavia, in quest’epoca sono nate pratiche precorritrici del Risk Management moderno. Gli antichi babilonesi utilizzavano il contratto a premio per coprire i rischi legati alla navigazione fluviale e commerciale. I commercianti pagavano una somma iniziale (il premio) per coprire il rischio di perdere la merce a causa di eventi imprevisti come il naufragio o il furto.
Inoltre, già in questi anni si sono sviluppati alcuni concetti fondamentali che sono ancora utilizzati nella gestione del rischio. La legge delle conseguenze impreviste, nota anche come effetto farfalla, che sostiene che una piccola azione può avere conseguenze imprevedibili e di grande portata, venne individuata già dall’antico filosofo greco Eraclito. La diversificazione del rischio, ovvero la pratica di ridurre il rischio attraverso l’investimento in diverse attività, è stata proposta da antichi filosofi come Aristotele e Plinio il Vecchio.
Età medievale
L’età medievale ha visto lo sviluppo del concetto di rischio intorno alle assicurazioni. Le prime documentazioni del fenomeno assicurativo si collocano intorno al secolo XII e alla rivoluzione commerciale. Il concetto di rischio era legato agli scambi commerciali, i quali vivevano spesso effettuati in luoghi lontani e pericolosi comportando notevoli rischi di perdite finanziarie. Nel XII secolo, a Genova, venne creata la prima forma di compagnia assicurativa marittima, mentre, nel XIV secolo, si sviluppò la pratica dell’assicurazione sulla vita. In questo contesto, i mercanti svilupparono strategie per minimizzare il rischio, come la diversificazione degli investimenti e la stipula di contratti di assicurazione. Nella città di Venezia, uno dei principali centri del commercio marittimo medievale, si sviluppò il concetto di “assicurazione a premio“, che consisteva nella suddivisione del rischio tra diversi investitori.
Tuttavia, l’idea di una gestione sistematica del rischio non si diffuse fino al Rinascimento. In questo contesto, l’italiano Luca Pacioli, considerato il padre della contabilità moderna, sviluppò un metodo per valutare il rischio di un’impresa commerciale basato sull’analisi delle entrate e delle uscite. Durante l’età medievale, inoltre, la chiesa cattolica ebbe un ruolo importante nella gestione del rischio, soprattutto in agricoltura. Fu promossa la creazione di organismi di mutua assistenza, come le confraternite agricole, che permettevano ai contadini di condividere il rischio e di aiutarsi reciprocamente in caso di calamità naturali.
Età moderna
Nell’età moderna, la gestione del rischio ha subito importanti evoluzioni. Uno degli eventi chiave di questo periodo è stata la nascita della statistica come disciplina scientifica. Nel XVIII secolo, il matematico svizzero Daniel Bernoulli applicò la teoria delle probabilità alla valutazione del rischio in campo assicurativo, dimostrando come il valore di un’assicurazione dipendesse dalla probabilità di verificarsi del rischio assicurato. Sono noti, tra gli altri, i contributi di Pascal e Fermat (che, a cavallo del ‘600, risolsero il “dilemma dei punti” che Pacioli aveva posto oltre un secolo e mezzo prima), di Abraham de Moivre (che per primo presentò la struttura della distribuzione normale) e di Daniel Bernoulli (è suo il celebre “paradosso di San Pietroburgo”).
Età contemporanea
Nel corso del XIX secolo, le innovazioni tecnologiche hanno contribuito alla nascita di nuove industrie e alla diffusione di nuovi lavori. Tuttavia, questo progresso ha comportato anche l’insorgere di nuovi rischi, come gli incidenti industriali e le malattie professionali. Per questo motivo, si è resa necessaria la creazione di nuove norme di sicurezza e la diffusione di una cultura della prevenzione del rischio.
Negli Stati Uniti, alla fine del XIX secolo, la Standard Oil Company ha sviluppato un modello di gestione del rischio innovativo. In particolare, ha creato un dipartimento di sicurezza industriale che si occupava di identificare i rischi associati alle attività produttive e di sviluppare soluzioni per prevenirli. In Europa, la gestione del rischio è stata influenzata dall’esperienza della Prima guerra mondiale, che ha evidenziato la necessità di una gestione razionale delle risorse e di una pianificazione a lungo termine.
Con l’estensione delle conoscenze matematiche e del numero di rischiosità da indagare, la ricerca sul tema ha conosciuto una rapida crescita, al punto da assicurare al Risk Management – nel Novecento – il raggiungimento di una propria autonomia disciplinare, soprattutto nel campo degli studi finanziari. Uno sviluppo talmente incisivo che, secondo Bernstein, il controllo del rischio può persino esser considerato
«What […] distinguishes the thousands of years of history from what we think of as modern times».
Against the Gods: The Remarkable Story of Risk – Peter L. Bernstein
Una tappa fondamentale per l’istituzionalizzazione della teoria economica del rischio e dell’incertezza è “Risk, Uncertainty, and Profit” di Frank Knight pubblicato nel 1921, in cui si distinguono situazioni di rischio e situazioni di incertezza e si costruisce una prima modellizzazione. Il contributo di Knight – negli anni a seguire – ha portato all’applicazione della teoria del rischio e dell’incertezza nella spiegazione di fenomeni economici e finanziari, le decisioni di investimento, le aspettative, l’equilibrio economico generale, la struttura dell’impresa e la finanza aziendale. Nei successivi decenni, il cammino di affermazione della disciplina è continuato grazie ai progressi della statistica inferenziale, mentre sul piano istituzionale sono fiorite iniziative ed enti di ricerca, associazioni di studiosi e riviste accademiche dedite all’esame del Risk Management; provvedimenti di legge, infine, e le certificazioni hanno progressivamente dato una più precisa veste normativa ai principi di prudenza e di contenimento del rischio.
Il periodo che va dal termine della Seconda guerra mondiale alla metà degli anni ‘60 è stato decisivo, con una forte crescita dei mercati finanziari. Dal 1955 si sviluppa la concezione moderna di rischio, quando Wayne Snider, professore di Assicurazioni alla Temple University, suggerì che, poiché i gestori assicurativi si stavano concentrando sui rischi e sui modi per controllarli, piuttosto che limitarsi all’acquisto di assicurazioni, avrebbero dovuto essere chiamati gestori del rischio. Con la “Theory of Games and Economic Behavior” si iniziano gli studi scientifici ed empirici sul rischio. L’assunto di base si fonda sul fatto che ogni scelta che si effettua è caratterizzata da incertezza, e gli studi sull’analisi del rischio hanno quindi l’obiettivo di trasformare in probabilità calcolabile tale incertezza.
Dagli anni ’70 con Kahneman e Tversky e la loro “Prospect Theory“, il rischio è diventato sempre più complesso e multidimensionale, includendo la valutazione dei rischi derivanti dalla complessità dei sistemi, come le reti sociali e le infrastrutture critiche. La percezione del rischio è stata considerata un fattore chiave nella sua valutazione, insieme alla comunicazione.
Negli anni ’80, è nata la regolamentazione internazionale del rischio, e la gestione del rischio ha subito importanti sviluppi nell’ambito del settore finanziario, con l’introduzione di nuovi prodotti finanziari come i derivati, che hanno comportato una maggiore complessità nella valutazione del rischio. Questo ha portato alla creazione di nuovi strumenti di gestione del rischio, come la copertura dei rischi tramite la creazione di portafogli di investimento diversificati. Le istituzioni finanziarie hanno sviluppato modelli interni di gestione del rischio e formule di calcolo del capitale per proteggersi da rischi imprevisti e ridurre il capitale regolamentare. Allo stesso tempo, la gestione del rischio è diventata essenziale: è stata introdotta la gestione integrata del rischio.
Negli anni più recenti, uno dei primi eventi che ha sollevato preoccupazioni sulla gestione del rischio fu la crisi finanziaria del 1992, che portò alla svalutazione della lira italiana e alla crisi del Sistema Monetario Europeo. Questa crisi portò alla luce la vulnerabilità dei sistemi bancari e finanziari, mettendo in dubbio l’efficacia delle metodologie di valutazione del rischio fino ad allora utilizzate. Nel 1995 fu introdotto un nuovo modello di gestione del rischio chiamato “Value at Risk” (VaR). Questo modello, che rappresentò una vera e propria rivoluzione nella gestione del rischio, consisteva nell’utilizzo di un’analisi statistica delle fluttuazioni di prezzo per calcolare il massimo potenziale di perdita di un investimento in un determinato intervallo di tempo.
Dalle pratiche divinatorie dell’antichità all’utilizzo di tecnologie avanzate nella gestione del rischio odierna, la comprensione e la gestione del rischio hanno subito numerosi sviluppi e cambiamenti. Gli eventi chiave e gli studi importanti hanno contribuito a definire le fasi di questo processo, portando alla creazione di una disciplina sempre più sofisticata e complessa. Oggi, la gestione del rischio è un’attività cruciale in quasi tutti i settori, in cui l’uso di tecniche e strumenti avanzati è indispensabile per prevenire e mitigare i rischi.
Negli ultimi decenni, la gestione del rischio è stata influenzata anche da una serie di eventi globali (cigni neri), come gli attacchi terroristici dell’11 settembre 2001, che hanno portato alla creazione di nuove politiche di gestione del rischio a livello internazionale. Inoltre, la pandemia di COVID-19 ha rappresentato una sfida senza precedenti per la gestione del rischio, portando alla creazione di nuovi modelli di valutazione dei rischi e alla revisione delle strategie di gestione del rischio.
La prima lezione tratterà il concetto di rischio andando ad analizzare le diverse definizioni proposte da libri e norme tecniche.