La Fortuna Non Citofona Mai: Insegnamenti dal Podcast di Luca Bizzarri per il Risk Management e i Sistemi Complessi

Introduzione

Nell’ambito del Risk Management e dei Sistemi Complessi, la componente della fortuna, riveste un ruolo sottovalutato e frequentemente frainteso. Molti tendono a confondere la fortuna con la pura casualità, ignorando che, sebbene quest’ultima sia imprevedibile, la fortuna può essere in qualche modo influenzata dalle nostre azioni e decisioni. Attraverso la metafora esposta da Luca Bizzarri nel suo podcast “Non hanno un amico”, possiamo dire che “la fortuna non citofona mai”, intendendo che gli eventi fortuiti positivi non preannunciano il loro arrivo, a differenza delle avversità che tendono a farsi notare “citofonando alla nostra porta”. In altre parole, per attirare la fortuna, bisogna uscire dalla propria zona di comfort e creare le condizioni necessarie per accogliere le opportunità risultanti. Questo articolo esplora come il concetto di fortuna interagisca con i principi del Risk Management e come possiamo metterci nelle condizioni migliori per incontrare le situazioni positive, riconoscerle e sfruttare così le opportunità risultanti.

Svolgimento

Spesso si tende a confondere la “casualità” e la “fortuna” fondendo il loro significato in uno solo, quando in realtà non è così. La casualità si riferisce agli eventi che avvengono senza un ordine o una causa apparente, mentre la fortuna è percepita come una serie di circostanze favorevoli che, pur essendo imprevedibili, possono essere influenzate da come ci posizioniamo nel contesto delle nostre attività e decisioni. Nel Risk Management, il rischio è l’effetto, positivo o negativo, dell’incertezza sugli obiettivi di un’organizzazione. Pertanto, la fortuna può essere vista come l’incertezza positiva, che può essere gestita e in qualche modo orientata attraverso comportamenti proattivi.

La capacità di agire al di fuori della propria zona di comfort, dove risiedono le opportunità non ancora realizzate, spesso porta all’adozione di strategie innovative che permettono di identificare nuove opportunità. Ad esempio, un’azienda che esplora nuovi mercati investendo in innovazioni tecnologiche e sviluppando nuove competenze è più predisposta a capitalizzare su eventi fortuiti rispetto a un’azienda che mantiene un approccio più conservativo. Di conseguenza, agire per mettersi nelle condizioni in cui potrebbe presentarsi una situazione molto positiva è necessario affinché questa si realizzi e non rimanga solamente una situazione potenziale.

Per far sì che le circostanze favorevoli si manifestino, è necessario creare l’ambiente in cui queste possano emergere. Ciò implica non solo l’adozione di una mentalità aperta e recettiva, ma anche la presenza di strumenti e processi che ci permettano di riconoscere e sfruttare le opportunità. Un’organizzazione deve essere in grado di identificare i segnali che possono precedere “eventi fortunati”. Questo richiede una buona preparazione e la capacità di analisi e di interpretazione dei dati.

Ad un occhio inesperto le situazioni positive possono apparire come la mera fortuna di averle incontrate, perché ignora tutto il processo di predisposizione che c’è a monte. Prepararsi a riconoscere la fortuna implica un’attenta pianificazione e una formazione continua. Nel Risk Management, questo può significare l’adozione di modelli previsionali avanzati, l’analisi delle tendenze emergenti e lo sviluppo di piani di contingenza. Tuttavia, la preparazione non deve essere confusa con la garanzia di successo, in quanto la fortuna rimane un fattore incerto. Ciò che è certo è che senza preparazione, le opportunità passano inosservate e non vengono sfruttate.

Pertanto, riconoscere le opportunità richiede flessibilità mentale. Nel contesto dei Sistemi Complessi, le opportunità possono presentarsi in forme inaspettate, richiedendo decisioni immediate per non farsele sfuggire. Questo significa che i manager devono essere addestrati non solo nella gestione dei rischi, ma anche nel riconoscere i momenti in cui bisogna agire. La capacità di adattamento e l’abilità nel prendere decisioni informate sotto pressione sono competenze fondamentali in questo contesto.

I Sistemi Complessi, per loro natura, sono caratterizzati da una dinamica di interazioni imprevedibili e non lineari. In tali sistemi, la fortuna può giocare un ruolo significativo nel determinare l’esito di eventi specifici. Infatti, piccoli cambiamenti delle condizioni iniziali possono portare a risultati molto diversi. Gestire un sistema complesso significa essere pronti ad accogliere e sfruttare le situazioni positive che emergono da queste interazioni.

Infine, non si può trascurare il ruolo del fattore umano nella gestione della fortuna. Le decisioni prese dai singoli individui all’interno di un’organizzazione influenzano la capacità dell’intera struttura di attrarre e riconoscere la fortuna. Un leader visionario, ad esempio, può ispirare il proprio team a perseguire innovazioni che potrebbero portare a scoperte fortuite (la serendipità). Allo stesso modo, una cultura aziendale che premia la creatività e l’iniziativa personale crea un terreno fertile per far emergere le opportunità.

Conclusione

Sebbene la fortuna non possa essere prevista né garantita, si possono adottare strategie per massimizzare la possibilità di incontrarla. Questo richiede un approccio proattivo, una preparazione attenta e una mentalità flessibile e aperta alle novità. Nel contesto del Risk Management e dei Sistemi Complessi, riconoscere e sfruttare la fortuna significa uscire dalla zona di comfort, prepararsi adeguatamente e saper identificare le opportunità quando si presentano. In questo modo si possono trasformare le circostanze favorevoli in successi concreti. In definitiva, la fortuna non è una mera casualità, ma una combinazione di diversi fattori: preparazione, identificazione, azione e capacità di riconoscere il momento giusto per agire. Seneca diceva che “La fortuna non esiste, esiste il momento in cui il talento incontra l’opportunità”. Il talento è equamente distribuito tra le persone, ma l’opportunità di dimostrarlo no.

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